Telco per l'Italia - Un piano Marshall per l'innovazione

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Imperdibile evento per gli esperti di questo mercato, come premesso in sede di presentazione dell'agenda giornaliera, "Telco per l'Italia" ha fatto incontrare le istituzioni, le aziende tech e i grandi player della filiera "lunga" delle Tlc.

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Come ogni anno, "Telco per l'Italia" è stata l'occasione per veder riuniti vertici delle grandi aziende e le istituzioni del nostro Paese alla tavola rotonda organizzata da CorCom – il quotidiano online dell'economia digitale e dell'innovazione – e dal Gruppo DIGITAL360, dal 2021 società benefit che ha lo scopo di «Accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella comprensione e nell'attuazione dell'Innovazione Digitale e favorirne l'incontro con i migliori fornitori tecnologici».

Gli interrogativi del Direttore di CorCom, Mila Fiordalisi, hanno aperto le riflessioni sulla situazione attuale delle infrastrutture. Da una parte, nei giorni scorsi l'UE ha ribadito che l'obiettivo da raggiungere entro il 2028 è lo switch off del rame per l'80% degli abbonati (entro il 2030, per il restante 20%) e, alla Legge di Bilancio 2025, FI ha proposto un emendamento per forzare la migrazione alla fibra.

Dall'altro emergono considerazioni attendiste, confermate dallo studio Obiettivo Italia Connessa realizzato da I-Com nell'ambito di Futur#Lab, secondo il quale – al ritmo attuale in cui procede la copertura – la migrazione totale alla fibra verrà completata solo nel 2036.

Se questi timori si realizzassero, aumenteremmo il distacco con USA e Cina: occorre dunque accelerare e forse il vero "piano Marshall per l'innovazione" (che fa da sottotitolo all'evento) potrà essere l'apertura delle TelCo ad altri fronti, come l'intelligenza artificiale e il B2B. Ma a che punto siamo?

Andrea Rangone: la svolta è la deregolamentazione dei nuovi sistemi digitali

ll presidente di Digital360 parla di una basilare miopia dell'Italia dell'Europa nei riguardi del settore TelCo:

Siamo stati sicuramente la regione politica che si è resa conto più tardi di tutti gli altri che quello che stava accadendo era una vera e propria rivoluzione industriale, abbiamo pensato che fosse intelligente investire nella macchina da scrivere anziché nel computer. Abbiamo sbagliato gli investimenti e la legislazione. Oggi questo viene riconosciuto da tutti: è troppo tardi o no?

Secondo Rangone, il Covid è stato un "elettroshock", ma è servito a puntare sul PNRR e a dare la stura a primi interventi, ma l'utile lordo delle TelCo italiane si attesta ancora intorno al 15-16%:

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L'intervento del Presidente di Digital360

Forse la chiave di svolta per i disastrosi bilanci delle TelCo che, dai dati mostrati da Rangone, sono scesi dai 41,9 del 2010 ai 27,2 miliardi di euro del 2023, potrebbero essere i ricavi del settore B2B: in particolare dai servizi di Cyber Security, IoT e Cloud.

Affinché la lieve crescita dei margini negli ultimi anni si trasformi in un vero e proprio trend, sostiene ancora Rangone, bisognerà sviluppare delle strategie nuove a livello di partnership e una forza di vendita adatta a servizi molto diversi da quelli voce e dati, che gli operatori telefonici sono soliti commercializzare.

Ma devono modificarsi la legislazione e la regolamentazione dei nuovi sistemi digitali: l'AI, le blockchain e le criptovalute, ad esempio, dovrebbero essere deregolamentati, altrimenti si rischia un rallentamento dei settori avanzati e la conseguente decrescita del PIL pro-capite.

Proprio per quanto riguarda l'Intelligenza Artificiale, chiosa il Professore di Digital Innovation al Politecnico di Milano,

vedo difficile che l'Europa faccia la parte del leone e invece sarebbe un grandissimo beneficio (soprattutto dell'Italia) per avere competitor di OpenAI e migliorare il tallone d'Achille che è la produttività aziendale e quindi la competitività italiana.

In che modo si può riequilibrare il mercato? Il punto di Laura Di Raimondo di Asstel

Prova a dare una risposta a questo interrogativo, il Direttore generale di Asstel, l'associazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta la filiera delle telecomunicazioni. Secondo Laura Di Raimondo, nel novero delle prove significativamente importanti a cui sono state e sono sottoposte le TelCo, si è passati ad un nuovo ecosistema che ha una connessione diversa con i mercati laterali, quindi limitrofi.

Questo può consentire un ampliamento di mercato molto importante: la competizione resta forte ma apre spazi nuovi e di crescita nel Cloud, nella Cybersecurity e nell'IoT. Ambiti in cui le TelCo possono diventare orchestratori, ma devono avere il tempo di trasformare effettivamente il modello di business. La rapidità e la continuità di intervento sono fondamentali: gli investimenti delle Istituzioni devono pensare anche a questo.

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Laura Di Raimondo (Asstel) - Credits: Corrierecomunicazioni.it

L'Europa deve garantire consapevolezza sulla strategicità delle infrastrutture e deve obbligatoriamente puntare all'investimento. Ciò si concretizzerà solo se la nuova Commissione UE agirà velocemente, anche perché ci sono una grande attenzione e una grande aspettativa, ma anche la volontà di convergere verso Bruxelles.

Purtroppo siamo tutti ormai abituati al fatto che la politica industriale italiana interviene solo in fasi di crisi, quindi a posteriori; occorrono, al contrario, «interventi continuativi effettuati ex ante, pari condizioni competitive e la "messa a terra" delle nuove norme» come, ad esempio, nel caso dell'innalzamento dei limiti elettromagnetici del 5G.

Per Di Raimondo il vero "Piano Marshall" è il puntare su quell'elemento che farà la differenza: le competenze per essere attrattivi.

La connettività asset della digitalizzazione

Interessantissimo passaggio dell'edizione invernale 2024 di Telco per l'Italia, la tavola rotonda alla quale hanno preso parte Davide Di Labio - Associate partner Tmt sector Principal Kpmg, Diego Galli - Direttore generale di Inwit e Giuseppe Gola - AD di Open Fiber.

Tra gli ospiti di questo round era prevista la presenza anche di Elisabetta Romano, ma le sue dimissioni sono arrivate proprio il giorno prima dell'evento. Com'è noto, quale nuovo Chief technology & operations Officer di Fibercop troviamo oggi Stefano Paggi, già direttore operativo e acquisti di Open Fiber.

Per favorire la connettività, secondo Di Labio, il primo grande nodo da sciogliere è la trasformazione dei wholesale, che sono già passati dal vendere prodotti standard alle soluzioni con servizi integrati.

L'evoluzione di questo sistema deve per forza passare per la continuazione dello sviluppo infrastrutturale, l'autorigenerazione della rete e il market place, ossia una «piattaforma digitale che automatizza la compravendita di risorse di rete tra partner e operatori: questo crea nuovi player di settore».

Le tower company hanno fatto scuola e tirato fuori soluzioni vincenti: è questa la soluzione?

L'intervento di Diego Galli nello slot in cui si sono confrontati operatori wholesale e e tower company permette di fotografare lo stato dell'arte per quanto riguarda gli apparati di rete e capire qual siano stati i punti di forza delle TowerCo.

Innanzi tutto, il Direttore generale di Inwit ha posto l'accento sul fatto che le nuove torri permettono finalmente la condivisione tra operatori e questo aggiunge valore e fa risparmiare.

Infatti, al contrario delle TelCo che hanno il must del ROI, le TowerCo si possono concentrare sulle infrastrutture poiché hanno un raggio di 10/20 anni per rientrare degli investimenti e, in questo modo possono attrarre capitali con un modello di recupero a lungo termine.

Inoltre, hanno dalla loro la spinta alla sostenibilità, poiché si integrano con le ServiceCo e portano servizio ed efficienza nella filiera a loro beneficio.

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Per questo, il modello delle torri ha fatto scuola: rientrano nell'ambito Smart City e ne sono un esempio la nuova metropolitana di Milano (con guida autonoma) che ora è totalmente servita dalla rete 5G e la prossima copertura di 7 stazioni della metro di Roma.

Nonché, sempre dopo che Inwit – già best practice internazionale per quanto riguarda la realizzazione delle reti indoor, secondo Analysys Mason – ha preso il controllo esclusivo della società Smart City Roma a fine ottobre (ne possiede ora il 52,08%), la connettività outdoor 5G per 100 piazze attraverso small cell a supporto delle macro-celle del segnale mobile.

La prima fase di realizzazione ha preceduto il Natale, proprio per arrivare in tempo per il Giubileo, ma ne sono previste molte altre per il 2025.

Rientra invece nell'ambito Smart Rural la soluzione vincente adottata per il monitoraggio dell'ambiente per la prevenzione degli incendi nelle aree rurali, sempre nell'ottica di distribuire una torre di telecomunicazione ogni 3 chilometri. In questo modo «portiamo le nostre forze sul territorio e la nostra capacità di realizzare il progetto in coerenza con le esigenze degli operatori di TLC», conclude Galli.

Quando tutti gli italiani avranno accesso fibra ottica? L'avanzamento dei lavori

Se da un lato il Giubileo e i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026 sono i due grandi eventi che permetteranno di capire il livello del 5G italiano, a che punto siamo della situazione copertura fibra? A rispondere è Giuseppe Gola, Amministratore delegato di Open Fiber.

Per quanto riguarda BUL - aree bianche, il progetto di take-up è completato al 93%, quindi è in dirittura d'arrivo in alcune regioni. In Molise, Umbria e Friuli Venezia Giulia sono proprio conclusi i lavori e questo è importantissimo, perché consente che le risorse vengano dislocate su altre aree e sul Piano Italia 1 Giga. Il nostro target è completare 15 regioni a metà 2025 e chiudere a fine anno.

Proprio sul Piano Italia 1 Giga si sono invece accumulati notevoli ritardi, anche se Gola ricorda di essere alla guida di Open Fiber da appena un anno, periodo nel quale hanno cercato più che altro di «rimettere a posto la macchina e realizzato una struttura operativa che sta accelerando nello sviluppo delle infrastrutture».

Mentre è in corso la capitalizzazione di Open Fiber e il già citato rapporto di I-Com indica lo switch off del rame come raggiungibile solo nel 2036, sono già 711/715 mila i civici completati. Ora, dunque, i due operatori wholesale possono concentrarsi sull'accelerare il livello di take-up (stanno lanciando un progetto che parte proprio dai piccoli Comuni) e migrare finalmente gli utenti dal rame alla fibra.

In Italia siamo al 27% contro la media europea del 54%, quindi molto indietro; ma il target definito dall'UE è il decommisioning (ossia lo smantellamento) completo del rame nel 2030 e Gola tende più a questa data.

Innovazione e digitalizzazione, la roadmap di Infratel

A questo punto, come bilanciare l'equilibro tra innovazione e impatto sociale? Alla domanda del Direttore di CorCom Fiordalisi, risponde Pietro Piccinetti, Amministratore Delegato Infratel:

Questo sviluppo dettato dalla tecnologia ha portato ad accendere la luce sugli aspetti umani.

Infratel ha cercato un rapporto diretto con i territori per mezzo dell'iniziativa con la quale ha incontrato le Regioni. In questo dialogo continuo sono emersi i veri problemi da superare (come ad esempio il blocco dei cantieri) per mettere in atto la loro mission: eliminare il digital divide. E, proprio per questo, Piccinetti ha ringraziato pubblicamente i prefetti italiani per la moral persuasion che stanno facendo con la popolazione.

Secondo i programmi di Infratel, le forniture di servizi intermedi da parte dei rivenditori all'ingrosso di fibra ottica agli operatori di telecomunicazioni (backhauling) arriveranno entro un anno anche in 21 isole, per evitare di lasciare da parte alcune zone d'Italia che non devono pensare di essere "di serie B".

E inoltre c'è il nuovo progetto sulle Olimpiadi Milano Cortina: la creazione di una cosiddetta "bolla 5G" per agevolare la telemedicina e il teleconsulto.

D'altro canto, per le aree a fallimenti di mercato, il piano Strategico per la Banda UltraLarga dovrebbe terminare entro il 2025; mentre è purtroppo parecchio indietro il piano Italia a 1 Giga che, lo ricordiamo, prevedeva investimenti pubblici per garantire a tutti gli utenti una velocità di connessione in linea con gli obiettivi europei della Gigabit society e del Digital Compass.

Le sfide internazionali, i nuovi "pillar" della competitività

E chissà che questo scenario apra nuovi spazi alle connessioni internet satellitari. Ma quali saranno esattamente i nuovi pilastri della connettività? A tal proposito interviene Mimmo Zappi di Retelit, che riferisce come la scelta di focalizzarsi su integrazioni tra soluzioni digitali e infrastruttura dedicate al B2B sia stata ottimale, permettendo l'acquisizione di 8000 nuovi clienti e una capillare penetrazione del mercato.

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L'intervento di Enrico Bagnasco (Sparkle)

Per ampliare l'orizzonte internazionale, secondo Enrico Bagnasco, Amministratore Delegato di Sparkle occorrerà una

crescita di flussi di dati sulle grandi direttrici: si conferma dunque questo trend per cui ogni tre anni trasportiamo il doppio del traffico sulle reti. La UE ha pochi champion sul backbone, ma la costruzione degli hub di data center modificherà la distribuzione del backbone mondiale.

Attualmente l'area geografica in cui si sta espandendo il business di Sparkle è il cosiddetto è "corridoio Nord/Sud America" in contemporanea al rafforzamento di quello "Europa - Medio Oriente - Far East". In prospettiva, sarà l'asse Mombay - Singapore il successivo sviluppo infrastrutturale, ma bisognerà adottare pienamente i sistemi API.

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Le Application Programming Interfaces sono proprio quelle interfacce che consentono alle applicazioni di interagire con altre applicazioni, accelerando e semplificando i processi. L'esempio di Bagnasco è stato proprio un cambio release di modem: con le API si passerà da un tempo di lavoro di 12 notti a uno di 2 ore.

Claudio Colmegna, Telecommunications, media & entertainment Leader Deloitte ha invece parlato delle maggiori tendenze nel mercato TLC, ponendo l'accento sulla difficoltà di margini e ricavi. Anche se il PNRR ha portato un enorme benefico sia nell'ottica di vendere servizi aggiuntivi che nella creazione di ecosistemi (come già illustrato da Di Labio sui marketplace), il settore delle telecomunicazioni ha molti confini e il consolidamento non è ancora avvenuto.

A causa della situazione geopolitica, l'intero settore è in fibrillazione per la primaria questione approvvigionamento delle materie prime; si sommano le Elezioni in USA e il futuro incerto del pricing. Il tema sarà: come adeguare il prezzo dell'energia, come utilizzare fonti rinnovabili e italiane? E inoltre, per quanto riguarda il Mediterraneo, come proteggiamo i cavi sottomarini da atti terroristici e dal tema finanziario?

Forse la soluzione sono i Data Center, uno dei pochi settori in cui si sta continuando ad investire, sia in Italia che in UE.

Secondo quanto sostiene poi Gherardo Zei, Direttore Legal e Regulatory Affairs di Cellnex Italia, a livello internazionale ci sono Paesi e Continenti che vanno più veloci di noi perché abbiamo una iper-regolamentazione e un costo elevato delle licenze. Questo settore che dovrebbe essere il traino per tutti gli altri viene invece spremuto. In UE ci sono le stesse esigenze di digitalizzazione della rete, ma le cose funzionano in modo molto diverso.

La dura realtà è che dobbiamo svilupparci adesso secondo un'ipotesi di futuro.

Ma quindi che anno sarà il 2025 per le società che si occupano di business delle torri? Secondo Zappi, le TowerCo sono nate per risolvere il problema degli operatori: «all'inizio tendevano a tenere per sé le proprie torri, poi hanno capito che la ran sharing (ossia la condivisione delle antenne) era meglio perché ci potevano introitare sopra».

In definitiva, per capire quanto gli operatori telefonici italiani saranno in grado di cooperare realmente, occorrerà attendere i prossimi anni.

I campioni europei e la sfida del 5G

A fotografare la situazione in merito alla sicurezza delle infrastrutture mobili in 5G sono Stefano Grieco, Amministratore delegato Nokia e Andrea Missori, Presidente e Amministratore Delegato di Ericsson Italia.

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L'intervento di Andrea Missori (Ericsson Italia)

Grieco sottolinea come la sicurezza delle reti non sia da interpretare solo come una questione di difesa del dato, ma debba intendersi anche quale responsabilità sociale: «Mettere in sicurezza la rete vuol dire tutta la rete».

E, preso atto del fatto che ci sia un problema, occorre capire come risolverlo (auspicabilmente poggiandosi sul connubio pubblico/privato) e le strade da percorrere possono essere due: spingere sui campioni digitali europei e sulle reti avanzate.

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Missori parla invece delle nuove sfide del 5G per il 2025: cosa cambierà concretamente tra la versione advanced e la stand alone?

il 5g sta succedendo o è già successo in altre geografie. Alla fine di quest'anno 1 utente su 4 al mondo sarà in 5G, ma i numeri dell'Italia sono terribilmente indietro perché il nostro Paese non ha una rete 5G stand alone.

L'AD di Ericsson Italia è però ottimista rispetto al fatto che attualmente le TelCo sono centrali nell'agenda europea e quindi si può lavorare di concerto con le istituzioni europee sui temi importanti:

  • la facilitazione del consolidamento riducendo il numero degli operatori);
  • lo spettro;
  • il dare obblighi di copertura;
  • i progetti fondativi europei sui verticali (ferrovie, porti, settore manifatturiero);
  • l'armonizzazione delle regole UE;
  • la capacità di guardare a diverse tecnologie e saperle utilizzare.

Gli ingredienti della ricetta vincente: vision e nuove competenze

Parlare di condivisione delle reti significa allora pensarle aperte, interoperabili e flessibili: si apre dunque un forte tema di cybersecurity che a detta di Marcello Forti, Vice presidente sales Southern Europe di Adtran, potrà essere affrontato solo a seguito di profonde analisi, poiché l'architettura aperta permette anche di risolvere problemi di sicurezza. Forti ha riportato un paio di esempi:

  1. la sicurezza fisica quando c'è un tentativo di intrusione in una rete in fibra che è lunga centinaia o migliaia di chilometri può essere tutelata con strumenti tecnologici che permettono di individuare guasti e con la cifratura del dato;
  2. nel caso di attacco dal cielo, d'altro canto, tanti applicativi dipendono dal GPS, quindi dal satellite e dalle condizioni atmosferiche e questi segnali sono molto facili da corrompere: per questo hanno comprato un rete di backup.
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"Gli ingredienti della ricetta vincente"

Mentre per Giada Cosentino, Chief innovation officer e pre sales Director di Zte, il cambio di passo ci sarà soltanto a seguito di forti investimenti su ricerca e sviluppo che puntino su tecnologie emergenti, per Fabrizio La Paglia, Head of telco, media & cloud provider business unit di Italtel

dobbiamo affrontare molte sfide nell'ambito delle competenze: devono essere messe in campo diverse cose: collaborare con istituti accademici e tecnici, promuovere anche il superamento della differenza di genere, attrarre talenti internazionali, reskilling (ingrediente fondamentale) con academy interne, incentivi governativi.

La ricetta vincente può dunque essere solo una: il mix tra tecnologia, visione e nuove competenze.

Per Andra Sottocornola, Engagement Manager di Oliver Wyman, occorre investire sul reskilling in house, affiancando il cambio di mentalità portato dai giovani alle competenze storiche già in filiera.

Luigi Piergiovanni, Direttore tecnico commerciale di Sielte racconta di quanto l'attività carceraria sia stata particolarmente importante per il Piano Italia a 1 Giga. Per operare nelle carceri, Sielte ha infatti stilato un protocollo d'intesa con Infratel, con la partnership di Fastweb, Vodafone e Open Fiber.

Ciò ha permesso non solo di fare inclusione vera, ma anche di puntare all'obiettivo di partire con i lavori outdoor, direttamente nei cantieri. E questo progetto si va ad aggiungere al Piano Mattei, con il quale hanno portato operai specializzati dalla Tunisia, come ad esempio dei palificatori.

L'innovazione dei servizi chiave di volta

Ma non sono solo le infrastrutture ad essere destinate a un'evoluzione. Mila Fiordalisi pone infatti un quesito ben preciso a Francesco Baudassi, Government relations manager Italia di Xiaomi Technology. Poiché, smartphone e dispositivi tecnologici sono destinati ad evolversi complici l'AI e i servizi che sempre più saranno forniti attraverso di essa, questa evoluzione impatterà a catena anche sui modelli di business per le telecomunicazioni?

Baudassi risponde appunto che i produttori di dispositivi hanno un ruolo fondamentale e lo smartphone dovrà essere considerato al centro di un ecosistema anche dagli operatori. Xiaomi è stata infatti fondata proprio con la mission molto chiara di fornire tecnologia avanzata a prezzi commerciali e lo smartphone è solo una parte dei dispositivi che produce, che includono anche un veicolo elettrico.

Pensando invece alla customer experience, puntare sui servizi diventa determinante: le TelCo devono quindi andare vicino alle modalità attuative delle cosiddette "over the top"? Risponde a questo interrogativo Donatello Gassi, EMEA Solution Architect Leader di AWS:

Amazon parte proprio dalla customer experience, divisa in 4 elementi: cultura, organizzazioni che vogliono sperimentare, processi che devono essere creati a partire del cliente, approccio di piattaforme e "servizi che abilitino i servizi", attraverso cloud che sperimentino a basso costo e possano iterare velocemente. In definitiva la customer experience e questi 4 elementi sono la ricetta vincente.

Lisa Di Feliciantonio, Chief external relations and sustainability Officer di Fastweb racconta di come il mercato stia diventando sempre più complesso e di come l'innovazione sui servizi sia una delle poche chiavi per provare a dare una svolta.

In Fastweb innoviamo soprattutto sul fronte della fedeltà del cliente, con offerte sempre più chiare e semplici. E stiamo iniziando a traslare questo approccio anche ad altre utility come quella dell'energia: l'utente sa già che avrà un determinato consumo di luce, come avviene già per il quantitativo di Giga sul mobile. Questo nuovo approccio è infatti stato particolarmente apprezzato dai clienti.

Possiamo dunque concludere che ciò che crea realmente valore è forse la forza del brand (tra l'altro, quella delle TelCo è più forte di quella delle Energy)? Ma Fastweb è anche pioniera nell'Intelligenza Artificiale; infatti, continua Lisa Di Feliciantonio

l'innovazione parte certamente dalla tecnologia. Il sistema di Intelligenza Artificiale generativa che stiamo mettendo a punto riscuote particolare apprezzamento da parte della Pubblica Amministrazione, che gestisce dati sensibili e critici. Particolarmente rilevante per la PA è, da una parte, la gestione del dato che viene utilizzato per addestrare il LLM e poi la governance, cioè l'approccio di co-creazione dell'app). Quello di Fastweb è l'unico sistema compliance con l'AI ACT. Infine, il fatto che tutti i dati e i LLM risiedono in Italia corrobora ancora di più l'operazione.

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Andrea Rossini (TIM)

Dopo l'intervento di Fastweb, è la volta di un altro colosso: TIM. A rappresentarlo è Andrea Rossini, Chief consumer, small & medium and mobile wholesale market Officer, che parla della credibilità di marca costruita in tanti anni dalle TelCo e di cosa sia l'innovazione per un gigante come TIM.

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