Emendamento FI: +10% in bolletta per forzare l'abbandono del rame
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Un emendamento presentato da Fratelli d'Italia alla Legge di Bilancio 2025 propone un incremento del 10% sui costi dei servizi ADSL, a partire già dal 1° gennaio 2025. Pensata per accelerare lo switch off delle reti in rame a favore della fibra ottica, la proposta ha già sollevato numerose polemiche tra associazioni di categoria e consumatori. Scopriamone di più.
Il rincaro per finanziare la transizione alla fibra
L'ipotesi di un incremento del 10% sulle tariffe ADSL a partire dal 1° gennaio 2025 è stata presentata da Fabio Carmine Raimondo, deputato di Fratelli d'Italia, durante l'esame della Legge di Bilancio 2025. In particolare, la richiesta è stata depositata in Commissione il 15 novembre 2024.
L'emendamento 76.07 1 mira a incentivare la migrazione dalle reti in rame alla fibra ottica FTTH e prevede l'istituzione di un fondo, gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, finanziato attraverso i proventi derivanti proprio dall'aumento delle offerte internet in tecnologia ADSL.
Questo fondo sarà utilizzato per aiutare gli operatori delle telecomunicazioni a coprire i costi necessari per migrare gli utenti dalle vecchie reti in rame alla fibra ottica, la quale consente di offrire delle prestazioni molto più elevate.
La modifica della Manovra ha quindi un duplice obiettivo:
- da una parte accelerare la digitalizzazione del Paese, permettendo almeno al 50% delle utenze italiane l'accesso a offerte internet casa con connessioni ultraveloci entro il 2026 (con uno scatto in avanti rispetto agli obiettivi europei stabiliti dal Digital Compass2, che puntano al 100% di copertura con Banda Ultra Larga solo entro il 2030);
- dall'altra, la totale dismissione delle infrastrutture obsolete, a partire dalla spinta a sostituire la vecchia rete in rame con la fibra ottica (più efficiente, più stabile e capace di supportare le crescenti esigenze di connettività di famiglie e aziende).
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Una sorta di "tassa indiretta" secondo AIIP
L'Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) ha definito questa misura una sorta di "tassa indiretta" che rischia di gravare pesantemente su consumatori e imprese, specialmente nelle aree meno servite, dove la copertura internet con connessioni alternative è limitata o assente.
Inoltre, AIIP teme che il fondo destinato alla migrazione potrebbe configurarsi come un aiuto di Stato a favore di Tim, unico operatore con una rete in rame capillare su tutto il territorio nazionale, mettendo così a rischio la concorrenza.
Ripercussioni su famiglie e imprese per Federconsumatori
Federconsumatori ha inoltre sottolineato che questa misura potrebbe creare molti problemi per famiglie e imprese, sia in termini di costi aggiuntivi sia per i possibili disservizi.
L'aumento delle tariffe ADSL non offre, infatti, una soluzione concreta agli utenti, soprattutto in un Paese dove molte zone non hanno ancora accesso alla Banda Ultra Larga.
[...] il provvedimento non tiene minimamente conto della reale situazione del Paese, in cui sono ancora molte le zone prive di connettività a banda larga, cosa non rimediabile in tempi brevi [...] che si tradurrà inesorabilmente in considerevoli disagi per milioni di utenze interessate, oltre ai possibili disservizi anche per le zone coperte.
Secondo l'associazione, l'accelerare il passaggio alla fibra ottica senza una pianificazione adeguata potrebbe aumentare le disparità tra chi ha accesso a una connettività internet veloce e chi invece deve accontentarsi di connessioni più lente.
Inoltre, aumentare i costi per chi già utilizza un servizio di bassa qualità sarà sicuramente visto come una manovra ingiusta e discriminatoria.
Federconsumatori avverte, inoltre, che il rincaro del 10% sulle tariffe ADSL potrebbe innescare un effetto domino, facendo aumentare i prezzi di beni e servizi in modo generalizzato. Questo perché le connessioni internet sono ormai essenziali per molte attività economiche e produttive.
Un incremento nei costi delle connessioni, soprattutto nelle aree dove l'infrastruttura in rame è ancora l'unica opzione disponibile, potrebbe ripercuotersi sui costi operativi delle imprese, che potrebbero poi essere trasferiti sui consumatori finali attraverso un aumento dei prezzi di prodotti e servizi.
Misura inaccettabile, che non si ha il coraggio di definire nuova imposta che colpisce cittadini e imprese di tutti i settori, con un rischioso effetto moltiplicatore sull’aumento generale dei prezzi al consumo.
L'esigenza di un approccio più graduale
Entrambe le associazioni concordano sul fatto che l'emendamento, così com'è formulato, rappresenti un intervento affrettato e poco bilanciato, con il potenziale di generare più problemi che benefici sia per il settore delle telecomunicazioni sia per gli utenti finali.
Federconsumatori e AIIP ritengono, invece, necessaria l'adozione di un approccio più graduale, che tenga conto delle reali condizioni infrastrutturali del Paese e che garantisca una transizione tecnologica sostenibile, oltre che equa, per tutti.
L'Italia ha bisogno di una transizione tecnologica sostenibile e razionale. Interventi affrettati, non ponderati e dirigistici rischiano di generare più danni che benefici, minando la fiducia degli operatori e rallentando gli investimenti in infrastrutture di qualità. Altre misure, in primis i Voucher connettività, hanno già dato prova di essere uno strumento efficiente, pluralistico e alla portata di tutti gli operatori, anche quelli medi e piccoli, per spingere il ridisegno delle reti e la conversione dal rame alla fibra.
Quali saranno gli obblighi per gli operatori?
Nel caso in cui l'emendamento venisse approvato, gli operatori di telecomunicazioni saranno soggetti a diversi obblighi, tra i quali:
- la mappatura delle connessioni - entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, i provider dovranno fornire all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) una lista completa di tutti i clienti che utilizzano le infrastrutture in rame, anche solo parzialmente (questo servirà a creare un database pubblico al fine di mappare la rete attualmente esistente);
- l'avvio della migrazione - una volta verificata la copertura minima richiesta nelle aree interessate, gli operatori saranno obbligati ad avviare il processo di migrazione dei clienti verso le reti a Banda Ultra Larga e l'AGCOM stabilirà i criteri tecnici e temporali per questa transizione, che sarà progressiva e dipenderà dal livello di infrastrutture già presenti nelle varie zone;
- il divieto di vendere nuovi servizi su rete in rame - nelle aree in cui sarà già iniziato il passaggio alla fibra ottica, i fornitori non potranno più offrire nuovi contratti basati sulla rete in rame. Questo obbligo mira a incentivare la completa dismissione delle vecchie infrastrutture – come ha già fatto Tim con lo switch off del rame iniziato a maggio 2024 – e a concentrare gli investimenti esclusivamente sulla Banda Ultra Larga.
Cosa si intende per copertura minima?
Il concetto di copertura minima indica il livello minimo di infrastrutture di rete necessarie in una zona per poter iniziare il passaggio dalla rete in rame alla fibra ottica (FTTH).
In particolare, almeno il 90% degli utenti nella zona interessata deve avere accesso a connessioni a Banda Ultra Larga. Mentre, per il restante 10%, sarà sufficiente che siano disponibili delle reti con velocità di almeno 150-200 Mbps.
Questi requisiti servono a garantire che utenti e imprese continuino ad avere accesso a una connessione adeguata anche dopo l'eliminazione della rete in rame.
Tuttavia, raggiungere questo livello minimo di copertura potrebbe essere complicato in alcune parti del Paese e aggravato anche dal fatto che, come ancora sostenuto da AIIP, «esiste una cronica carenza di manodopera specializzata che frena già da anni la realizzazione delle infrastrutture».
Hai ancora l'ADSL a casa?
Approfondimenti
3 Comunicato Stampa Federconsumatori del 3 dicembre 2024
4 Comunicato Stampa AIIP del 4 dicembre 2024
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