Cos’è l’energia reattiva in bolletta?

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Energia reattiva: di che cosa si tratta?
Energia reattiva: di che cosa si tratta?

L’energia reattiva è l’energia assorbita da alcune apparecchiature elettriche come motori e trasformatori, senza essere effettivamente utilizzata: un dispendio eccessivo di energia reattiva comporta penali in bolletta. In questo articolo vedremo a quanto ammontano queste ammende e a chi spetta pagarle.

Energia attiva e reattiva

Probabilmente, prima di domandarti che impatto può avere l’energia reattiva sulla bolletta del consumatore finale, ti starai chiedendo di cosa si tratta.

L’energia reattiva è l’energia che viene assorbita da apparecchi e macchinari elettrici ma che non produce calore, forza o qualsiasi tipo di lavoro utile.

Si tratta, dunque, di un’energia che viene assorbita da apparecchiature elettriche o macchinari senza che però sia effettivamente utilizzata. È questa la sostanziale differenza con l’energia attiva: quest’ultima, infatti, viene assorbita per produrre calore, forza, o movimento.

  • L’unità di misura dell’energia reattiva è il kilovarora (kvarh)
  • L’unità di misura dell’energia attiva è il kW

Quest’ultima unità di misura ti suonerà ovviamente molto più familiare rispetto al kilovarora, perché si trova in bolletta e nelle varie indicazioni di consumo delle offerte luce. E invece l’energia reattiva? Quali clienti finali la ritrovano in fattura? Vediamolo nel prossimo paragrafo.

Energia reattiva: penale

Innanzitutto, è bene ricordare che molto spesso gli apparecchi elettrici assorbono energia elettrica anche quando non sono in funzione. Ciò è dovuto dalla dispersione di energia elettrica: queste perdite causano una riduzione del livello di efficienza della rete di distribuzione.

Può dunque capitare che anche in ambito domestico si registri dispersione energetica, con un dispendio di energia reattiva: in questo caso, tuttavia, il peso è piuttosto marginale e il fenomeno trascurabile. Al contrario, nel settore industriale e aziendale può assumere un peso piuttosto significativo.

La penale per l’energia reattiva viene applicata alle utenze che hanno una potenza impegnata elevata, superiore a 16,5 kW. Non riguarda, dunque, le utenze domestiche che di norma hanno una potenza standard di 3 kW.

Ed è dunque alle utenze con una potenza elevata che può applicarsi la penale per l’energia reattiva, quando il consumo diventa eccessivo: infatti, questa voce compare quando l’assorbimento diventa significativo e supera una determinata soglia.

Le penali solitamente scattano quando l’energia reattiva supera il 33% dell’energia attiva che, come abbiamo detto, rappresenta quella realmente consumata. La penale aumenta in maniera proporzionata quando l’energia reattiva supera il 75%.

Controllare il contatore

Il contatore elettronico trifase permette di controllare, oltre al consumo dell’energia attiva, anche quello dell’energia reattiva, suddividendo solitamente i valori nelle differenti fasce orarie. Nella maggior parte dei modelli di contatori, l’energia reattiva è indicata con la sigla R, a differenza dell’energia attiva identificata con la lettera A.

  1. R1 energia reattiva misurata nella fascia oraria F1
  2. R2 nella fascia F2
  3. R3 nella fascia F3

Perché l’energia reattiva si paga?

A questo punto, potresti chiederti per quale motivo il cliente finale è costretto a pagare una penale per dell’energia che, di fatto, non impiega.

È necessario ricordare che, seppure inutilizzata, quell’energia viene comunque trasportata sulla rete nazionale producendo delle perdite sulle linee di distribuzione, inoltre il costo di trasporto aumenta tanto l’energia reattiva assorbita è elevata.

Come risolvere questo problema?

Il dispendio di energia reattiva è dovuto a uno sfasamento tra la corrente elettrica e la tensione. Quando questo diventa eccessivo, è possibile limitare i danni attraverso il rifasamento.

Che cos’è il rifasamento? Si tratta di un intervento che viene realizzato da elettricisti esperti, i quali agiscono sull’impianto elettrico per riportarlo in fase e diminuire l’energia reattiva sotto le soglie consentite.

Tecnicamente, lo sfasamento viene indicato con il fattore di potenza (cos φ): quando lo sfasamento è minimo, questo fattore dovrebbe tendere a 1, che corrisponde al valore massimo rilevato quando corrente e tensione risultano in fase.

Quando il dispendio di energia reattiva è pari al 33% dell’attiva, il fattore di potenza ammonta a 0,95; se invece è pari al 75% dell’attiva, il cos φ è minore di 0,8.

Il primo passo per rifasare un impianto elettrico, dunque, è individuare il suo fattore di potenza: una volta determinato questo valore, l’obiettivo dell’intervento sarà quello di riportare il cos φ a un livello più alto possibile, tendenzialmente, come abbiamo detto, a 1. Questa operazione permette di risparmiare sulla bolletta dell’elettricità:

Un impianto che assorbe molta energia reattiva richiede più corrente di quanta ne richiederebbe se fosse correttamente rifasato.

Nella pratica, l’intervento viene compiuto dagli elettricisti adoperando i condensatori, componenti utilizzati per la sicurezza degli impianti elettrici. Queste attrezzature accumulano energia elettrica, così da poter fornire quella reattiva ai macchinari senza che venga prelevata dalla rete, riducendo in questo modo lo sfasamento tra tensione e corrente elettrica. Con questa operazione, viene ottimizzata sia l’efficienza del sistema elettrico che della rete di distribuzione. E i costi in bolletta riguarderanno solo l’energia effettivamente utilizzata.

Come si calcola la penale?

Come abbiamo anticipato, il costo della penale varia sulla base dell’entità dell’assorbimento di energia reattiva. Il valore della penale viene definito da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).

ARERA ha modificato in modo sostanziale la gestione delle penali sull’Energia Reattiva, con nuove regole che entrate in vigore dal 1° aprile 2023.

Le tariffe sono aumentate dal 60% al 73% in più e inoltre, come detto, da aprile è stata introdotta la penale per l’Energia Reattiva immessa relativamente alla fascia F3. Vediamo di seguito i costi definiti dall’Authority:

  • Utenze in bassa tensione (BT) superiori ai 16.5 kW:
  • Per energia reattiva compresa tra 33% e 75% della attiva (F1 e F2): 1,274 centesimi di euro/kvarh [+60,9%]
  • Per energia reattiva oltre il 75% della attiva (F1, F2): 1,689 centesimi di euro/kvarh [+64,9%]
  • Per energia reattiva immessa in fascia F3: 1,689 centesimi di euro/kVarh
  • Utenze in media tensione (MT):
  • Per energia reattiva compresa tra 33% e 75% della attiva (F1 e F2): 0,456 centesimi di euro/kvarh [+68,3%]
  • Per energia reattiva oltre il 75% della attiva (F1 e F2): 0,606 centesimi di euro/kvarh [+72,6%]
  • Per energia reattiva immessa in fascia F3: 0,606 centesimi di euro/kvarh

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Come abbiamo visto, in caso di elevato assorbimento di energia reattiva, intervenire sull’impianto elettrico con un rifasamento è la cosa migliore per non vedersi addebitati in bolletta ulteriori costi. Oltre a questa operazione, è poi possibile risparmiare scegliendo un’offerta luce più conveniente.

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