App Immuni: Luci e Ombre sul Contact Tracing ai tempi del Covid-19

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app immuni

Bluetooth, Privacy e Tecnologia oggi sono diventati inevitabilmente sinonimi di Immuni, l'app che dovrebbe accompagnarci nel rientro alla "nuova normalità" post-pandemia da Covid-19. Sebbene sembri essere quasi tutto pronto per il 4 maggio, la data ufficiale di quelle che appaiono sempre di più soltanto delle prove generali per il nostro ritorno alla normalità, il destino di Immuni l'app che dovrebbe aiutarci a contenere la diffusione del Coronavirus in Italia è ancora molto incerto.

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Cos'è Immuni in sostanza?

Anche se si parla di Immuni già da qualche settimana, in realtà darne una definizione precisa non è semplice. Immuni è il nome di un'app; o meglio, lo era perché non è più nemmeno certo che si chiamerà effettivamente così. Allo stato attuale delle cose è piuttosto il prototipo dell'app che dovrebbe aiutarci a contrastare la diffusione del Coronavirus nella Fase 2 della pandemia in Italia.

Il premier Giuseppe Conte ha sottolineato che non sarà obbligatorio installarla: "Faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi", ha sottolineato durante la convocazione al Senato del 21 aprile scorso. Alcuni rumors però, sembrano anticipare una possibile obbligatorietà solo per coloro che vorranno usare i mezzi pubblici. Nonostante ciò, ad oggi non c'è niente di certo.

Il prototipo dell'app sarebbe stato già testato da un campione di circa 1000 utenti sparsi in diverse regioni italiane e stando alle indiscrezioni non sarebbe passato al vaglio degli esperti del contact tracing: così com'è stata sviluppata metterebbe seriamente a rischio la privacy di chi sceglierà di usarla. Ma cosa dovrebbe fare, sostanzialmente l'app?

Infografica App Immuni

Immuni e il Contact Tracing

In gergo tecnico, quello che Immuni dovrebbe fare è contact tracing ovvero tracciare i contatti che hanno le persone che decideranno di installarla sul cellulare e conservarli. Nel caso in cui un utente dovesse poi risultare positivo al Covid-19, il Ministero della Salute avrebbe la possibilità di ricostruire i contatti che ha avuto quella persona nei giorni precedenti e inviare loro automaticamente una notifica che li avverta, appunto, dell'essere entrati in contatto con una persona positiva al Covid-19. Le persone che ricevono la notifica, quindi, a quel punto dovrebbero mettersi in auto-quarantena, in attesa che il Servizio Sanitario Nazionale invii un medico a eseguire un tampone che accerti o smentisca il contagio.

Fin qui, tutto sembra lineare e utile. Il problema, secondo gli esperti, nasce però nel modo in cui almeno inizialmente era previsto che venissero conservati i dati: tutti su un unico server e senza crittografia.

Il dibattito è molto acceso soprattutto sui social e c'è già chi prende posizioni nette mettendo sulla propria personalissima bilancia la privacy e il bisogno che abbiamo di sentirci tutti al sicuro. Non sempre, però, si riesce ad avere la percezione del tipo di rischio di violazione della privacy di cui si sta parlando e mentre già molti sembrano essersi già dimenticati dello scandalo legato al sito dell'INPS, passato come un "attacco hacker", si dibatte su cosa è giusto o sbagliato oggi essere disposti a barattare in nome della salute pubblica.

Che tipo di dati verrebbero conservati?

app immuni

Così com'era stata sviluppata, l'app Immuni avrebbe permesso la conservazione di dati che, stando al parere degli esperti, potevano consentire di ricostruire tutti i contatti che gli utilizzatori hanno avuto dal momento della sua installazione: l'ID univoco del dispositivo, la data, l'orario, i dispositivi con i quali sarebbe entrato in contatto e per quanto tempo. Si sarebbe trattato, in realtà, di pochi bit di dati che, però, avrebbero potuto far gola a molti. Una spiegazione molto dettagliata del funzionamento della versione iniziale dell'app lo fornisce Salvatore Sanfilippo nel suo video sul contact tracing.

Grazie all'ID, infatti, si sarebbe potuto riuscire a tracciare i contatti avuti dalle persone che avrebbero deciso di usarla: quante volte nell'arco di un giorno, una settimana, un mese o un anno, ad esempio, siamo entrati in contatto con un altro determinato ID a prescindere dal fatto che sia risultato o meno positivo al Coronavirus. Sembra quasi la trama di un romanzo distopico ambientato in un futuro nel quale, un giorno qualcuno potrebbe bussare alle nostre porte per chiederci spiegazioni sul perché in tali date abbiamo incontrato determinate persone. Un futuro nel quale davvero pochi vorrebbero svegliarsi.

Eppure, stando agli esperti, se l'app dovesse essere rilasciata così com'è stata inizialmente concepita, potrebbe essere un futuro almeno ipoteticamente molto vicino a noi.

Cosa dice il Governo?

Se, lato Governo, l'app Immuni sembrava almeno per il momento essere stata messa da parte, tanto che Giuseppe Conte nella diretta del 26 aprile non ne aveva fatto il minimo accenno, è stato Domenico Arcuri, commissario per l'emergenza, a parlarne nella conferenza stampa del 28 aprile.

L'app, il cui nome non è stato confermato, sarà effettivamente disponibile a maggio anche se non c'è ancora una data precisa. La battaglia sulla crittografia e sulla decentralizzazione del server sembra essere stata vinta: i dati saranno criptati e conservati sui dispositivi.

Citando letteralmente Arcuri, l'app dovrebbe fare questo:

«Se il signor Rossi non è informato di aver avuto un contatto stretto per più di 15 minuti con il signor Bianchi, che nel frattempo ha scoperto da un tampone di essere contagiato, il signor Rossi è un pericolo per sé, per i suoi cari e per gli altri cittadini con cui è stato in contatto. La app lo avvisa rapidamente e lo mette in condizione di smettere di essere un pericolo. Poco dopo la app acquisirà ulteriori funzionalità che avranno a che fare con il diario clinico e diventerà uno strumento che permetterà di governare la relazione tra il signor Rossi, il signor Bianchi e il Sistema sanitario nazionale, se possibile da remoto e senza appesantirlo».

Domenico Arcuri Corriere.it

In merito alla notifica, invece:

«Al momento l’alert arriva a te e non al Sistema sanitario nazionale e tu sei protagonista del percorso sanitario che devi svolgere. Sarà necessario che in un tempo molto ravvicinato ti possa sottoporre a un tampone. Se sei negativo però sai anche che il tempo di maturazione del virus ha una sua durata statistica, quindi probabilmente non basterà che tu faccia il primo tampone nel periodo in cui devi stare in quarantena. Dovrai farne altri».

Domenico Arcuri Corriere.it
vittorio colao
Vittorio Colao

Da quanto indicato si lascia intendere che in caso di positività al tampone del signor Bianchi sia poi il signor Rossi a doversi attivare per sottoporsi al tampone. In caso di tampone negativo, inoltre, probabilmente dovrà farne altri per conferma dopo qualche giorno.

Dal punto di vista del tracciamento dei dati, invece, il Commissario ha specificato che l'app invierà la notifica se, continuando con l'esempio, i dispositivi del signor Rossi e del signor Bianchi sono entrati in contatto a meno di 2 metri di distanza per un minimo di 15 minuti.

Possiamo stare tranquilli, però, perché né il signor Rossi, né il signor Bianchi conosceranno mai le rispettive identità.

Le dichiarazioni di Vittorio Colao aiutano a chiarire ancora di più la direzione che sembra essere stata presa, soprattutto dal punto di vista del tracciamento dei dati:

«Non è stato scelto il sistema centralizzato, che manteneva l’identità di tutti i contatti. E’ stata scelta l’altra soluzione, quella Apple-Google. I contatti stanno solo sui telefonini delle persone. Quando scopro di essere contagiato, sono io che metto dentro un codice, che rilascia una serie di codici alle persone con cui sono entrato in contatto. Tutto avviene in modo anonimo: l’individuo viene informato dal sistema, ma il sistema non sa chi sono i due; la privacy dei due individui è mantenuta. Nessuno conosce l’altro. Il sistema sanitario locale — se vorrà — potrà disegnare l’App in modo da contattare i cittadini, ma in trasparenza».

Vittorio Colao Corriere.it

Forse possiamo fare un sospiro di sollievo dal punto di vista della nostra privacy.

L'app, però, per poter funzionare correttamente dovrà essere disponibile rigorosamente entro maggio e utilizzata dalla maggior parte degli italiani. I dati dell'ultimo Osservatorio delle Comunicazioni Agcom ci aiutano a stimare che, nella più rosea delle ipotesi, potrebbe essere scaricata da circa 79,5 milioni di SIM "human" attive (dati Agcom riferiti a dicembre 2019).

L'unica incognita che ancora resta è questa: il Servizio Sanitario Nazionale sarà davvero in grado di garantire la rapida esecuzione e gestione di così tanti tamponi?

A entrare in gioco ci sarebbe, inoltre, anche il buon senso delle persone. Lo stesso buon senso sul quale si dibatte tanto proprio con l'avvicinarsi del 4 maggio e di quella che viene ormai definita la Fase 1,5 di questa pandemia: quanti di coloro che risulteranno infetti saranno poi effettivamente disposti a chiudersi di nuovo in casa fino alla completa guarigione?

Basta dare un'occhiata ai dati rilasciati dal Ministero dell'Interno riguardanti il totale dei controlli effettuati dalle forze dell'ordine in questo periodo per farsi un'idea, da questo punto di vista.

Report Totale Controlli (11 marzo - 27 aprile 2020)
Persone controllate 10.861.031
Persone sanzionate 271.134
Persone denunciate - (ex art. 650 c.p.) fino al 25/03 115.738
Persone denunciate - (ex art. 495 e 496 c.p.)
Falsa attestazione o dichiarazione a PU / false dichiarazioni sulla identità o su qualità
personali proprie o di altri
5.018
Persone denunciate - (ex art. 260 r.d.n. 1.265/34; art. 4, commi 6 e 7, d.l.
25.03.2020 n. 19)
Inosservanza del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone in quarantena perché risultate positive al virus
843

Sebbene sembrino poche, saltano all'occhio quelle 843 persone denunciate per inosservanza del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione perché risultate positive al virus. 

Aggiornamento: Inizia la Sperimentazione dell'App Immuni

Resa effettivamente disponibile per il download il 1 giugno 2020, la sperimentazione di Immuni inizia proprio oggi 3 giugno. Inizialmente sarà limitata soltanto a 4 regioni: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria.

app Immuni
Alcune delle immagini ufficiali dell'app Immuni

Per poterla utilizzare è necessario scaricarla da Google Play (qui il link ufficiale) o dall'App Store (qui il link ufficiale).

Per i sistemi Android l'app richiede l'attivazione automatica delle notifiche Covid, il servizio di Google che la scorsa settimana molti hanno erroneamente considerato come un tentativo di tracciare i dati all'insaputa degli utenti. Per l'attivazione manuale di questo servizio è necessario recarsi nelle impostazioni di Google nel proprio smartphone e fare click sul servizio "Notifiche di esposizione al COVID-19".

Sebbene l'app sia effettivamente scaricabile in tutte le regioni italiane, attualmente non c'è certezza che raccolga effettivamente i dati anche di coloro che la usano in regioni diverse da quelle sopra citate.

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